Danilo Corsetti nasce in provincia di Frosinone, ad Arce, nel 1951. La sua è una famiglia di contadini; la vita che sperimenta nell’infanzia e nella prima adolescenza è quella aspra e dura della campagna. Danilo però scopre presto l’amore per l’arte, che lo accompagnerà per tutta la vita. La strada è in salita, ma la determinazione e la passione per la pittura lo portano avanti, supportandolo nei momenti più bui, quando il destino gli volta bruscamente le spalle.
Corsetti è un uomo grande e robusto, premuroso e cordiale. Non lo si direbbe riservato, a prima vista, perché è gentile, ospitale e gli piace intrattenersi con le persone. Tuttavia non ama descrivere le proprie opere, se si escludono le informazioni su materiali e tecniche utilizzate: preferisce che sia la sua pittura a parlare e lo spettatore a interpretarla, attraverso il filtro delle proprie personali emozioni.
Le opere di Danilo Corsetti sono profonde, appassionate, graffianti e drammatiche. Attraverso l’uso sapiente di varie tecniche (olio, acrilico, bomboletta spray, tempere, catramina) e la continua sperimentazione sui materiali, meglio se poveri (sacchi di iuta, spaghi, rame, bancali di legno grezzo, cartone, legni di recupero), l’artista esplora percorsi inediti e complessi: i lavori con i sacchi ispirati alle opere dell’artista spagnolo Manolo Millares; la serie dei 3 Per in 3D (un omaggio alla valenza edonistica, mistica e scientifica di questo numero); gli studi su materiali e colore, che rivelano l’influenza sia dell’astrattismo stridente di Franz Kline sia di quello, più morbido e pastoso, di Nicolas De Staël.
La produzione principale di Corsetti, quella che maggiormente lo caratterizza, è rappresentata dalle opere di carattere mitologico, storico e dalle anatomie meccaniche, come le definisce l’autore. Si tratta di tele di grandi dimensioni che raffigurano corpi umani urlanti e membra contorte che si confondono — cioè si fondono insieme — con ingranaggi, ruote dentate e lame. Queste opere suscitano emozioni dissonanti e inquietudine nello spettatore; tradiscono che nella pitture di Corsetti c'è molto di più della semplice sperimentazione tecnica e sui materiali, a dispetto di quanto l’artista stesso osi ammettere. D’altronde, se Edvard Munch avesse raccontato che L'urlo gli era servito soltanto per studiare l'accostamento di colori primari nello studio del paesaggio norvegese al tramonto, chi gli avrebbe creduto?
Nei lavori di Corsetti l'espressionismo drammatico si fonde con una vocazione plastica e architettonica, di chiara ispirazione sironiana, che dà vita a un espressionismo materico. La gestualità e la deformità dei soggetti mostrano l'influsso del surrealismo europeo e internazionale, soprattutto di Salvador Dalì e Roberto Matta Echaurren, e dell’espressionismo figurativo di Francis Bacon e Lucian Freud. I volti ritratti somigliano a teschi con voragini oscure al posto degli occhi, che mostrano i denti scoperti, senza labbra né gengive. Scheletriche gabbie toraciche traspaiono da busti grigiastri.
L'elemento architettonico, pure presente in questi lavori, riveste una funzione psicologica e psicotropaica: gli edifici di guardia e le torrette rinascimentali vegliano sullo sfondo delle scene, stabili e immobili spettatrici — da una prospettiva privilegiata — del dramma che stravolge i protagonisti; rappresentano un punto fermo, distante e distaccato, rispetto al travaglio e alle emozioni dell'essere umano; diventano metafora della contrapposizione tra la prospettiva razionale della coscienza, in superficie, e le pulsioni incontrollate del subconscio, in profondità.
Le opere di Danilo Corsetti sono paradigma della condizione umana, gravata dal fardello delle responsabilità e in lotta contro le avversità del fato. Nell’Eracle il protagonista eponimo è un eroe coscienzioso e pio, che sacrifica se stesso per il bene della sua gente e per soddisfare il volere degli dei. Corsetti lo ritrae dilaniato nella battaglia contro il leone, creatura gigantesca che tormentava la popolazione della città greca di Nemea, la cui pelliccia era impenetrabile alle armi. Mentre soffoca la mostruosa creatura con le proprie mani nude, Eracle diventa tutt’uno con la fiera, impegnato in uno sforzo non soltanto fisico, ma etico e sovrumano.
Nel 2000 l’artista ha vissuto una perdita drammatica, il cui epilogo resta ancora oggi avvolto nelle nebbie del mistero. Questo evento lo ha allontanato dall’arte, suo malgrado, per più di un decennio e, in seguito, ha profondamente influito sulla successiva produzione dell’autore: le opere più recenti presentano infatti toni decisamente più cupi ed emozionali e sembrano quasi cercare quelle risposte che il destino gli ha sottratto. La tavolozza dei colori utilizzati dall’artista si è ridotta, ora predilige i toni del bianco, del nero e del rosso, pigmenti spesso crudi e freddi, metallici e sanguinolenti, che esasperano la già intensa drammaticità dei soggetti. L’autore ha anche sentito il bisogno di rivisitare tematiche precedentemente esplorate (ad esempio, il Don Chisciotte) in questa nuova chiave cromatica.
Lo scrittore britannico Will Storr sottolinea che la coscienza umana opera su livelli distinti: ci sono quelli più in superficie e poi, più sotto, c’è l’inconscio, un oceano di emozioni, passioni e frammenti di ricordi, una realtà in cui le passioni più sfrenate competono in un’incessante lotta per il controllo. Ecco, le opere di Danilo Corsetti presentano il vero sé, i tormenti segreti, le emozioni primordiali, i desideri viscerali dell’autore e quelli di ognuno di noi. In Corsetti la personalissima visione del dramma esistenziale umano assume valenza universale e si eleva a paradigma del senso stesso della vita, mistero inconoscibile.
Roma, 12 gennaio 2021
Alessia Paionni