L'Islanda del Nord: da Akyreyri alle meraviglie del lago Myvatn
Domenica 30 giugno ci lasciamo alle spalle la ventosa Blönduós diretti ad Akureyri, il capoluogo del nord. Per fare prima percorriamo la route 1, che taglia all'interno. La giornata è dedicata all'esplorazione delle meraviglie del grande lago Myvatn, nei cui dintorni sono state girate molte scene della serie tv "Il trono di spade". Per un lungo tratto la route 1 costeggia il fiume Blanda, che scorre tra le montagne ed è così ampio da ospitare anche una grande isola. La vallata è una nursery per volatili: nei prati verde brillante spuntano qua e là candide coppie di cigni che covano. Se ne vedono anche in volo, bianchi e maestosi. Scopriamo che i cigni, che sono animali monogami, da queste parti depongono le uova e le covano proprio in questo periodo (fine maggio / giugno). Una volta nati, i piccoli crescono velocemente e dopo appena 8 settimane sono pronti a spiccare il volo -- giusto in tempo per migrare verso sud, a settembre.
Il tempo è grigio, anche se a tratti emergono sprazzi di sole; fuori dall'auto la temperatura non supera i 3°. In prossimità di Akureyri passiamo per Gàsir, un villaggio medievale, perfettamente ricostruito e visitabile, che era dedito al commercio sul fiordo e all'essiccazione del pesce.
Dopo una decina di chilometri entriamo ad Akureyri, una gran bella cittadina piena di casette variopinte e giardini rigogliosi, affacciata sul fiordo di Eyjafjörður. L'abbiamo scelta come punto di partenza per visitare il nord dell'Islanda per la sua posizione centrale. Pernottiamo per due notti all'hotel Edda Akureyri, situato nella parte alta della città, a due passi dal giardino botanico e dalle piscine comunali. Gli Edda hotel sono una catena di alberghi che sfrutta gli edifici scolastici durante le vacanze estive. Pensavamo fossero un po' rimediati (avevamo in mente le scuole pubbliche in Italia), invece sono ultramoderni, modaioli e super-funzionali. La nostra stanza (un miniappartamento con angolo cottura e ampia vetrata sul verde) è nel dormitorio che ospita i ragazzi della zona durante l’inverno, quando gli spostamenti possono essere complicati da queste parti.
Una curiosità: ad Akureyri tutti i semafori hanno il rosso a forma di cuore. Lasciamo i bagagli in hotel e ci mettiamo in marcia verso il Myvatn, che è il lago più grande dell'Islanda. Lungo il
tragitto ci fermiamo ad ammirare la cascata di Goðafoss (cascata degli dei), che è spettacolare e il cui pennacchio di vapore è ben visibile dalla route 1, tempo
permettendo.
La particolare posizione di queste cascate consente ai visitatori di esplorare entrambi i versanti, collegati tra loro mediante un ponticello sospeso, alto ed esile, che mette a dura prova chi soffre di vertigini. Sentieri e belvedere sono ben tracciati e delimitati, eppure tanti turisti, anche con bambini al seguito, si inerpicano fino ad affacciarsi sulle rocce a picco sulla cascata, incuranti dell'azione erosiva delle acque e dei cartelli che avvisano che il terreno è franoso. Se ci fossero guardiani a far multe ai trasgressori dei divieti in questo sito, racimolerebbero una discreta somma.
Risaliamo in auto e constatiamo che la nostra mitica Hynday Tucson RBK11 fa strani cigolii. Speriamo bene, considerata la sua veneranda età. Domattina dobbiamo andare a vedere le balene con la barca e non vorremmo saltare l'appuntamento per nulla al mondo. Proseguiamo fino al lago Myvatn, che iniziamo a visitare dal versante sud. La prima tappa è il Kaffi Sel, perché nostra figlia ha fame: prendiamo due zuppe (per me di verdure, per lei con carne d'agnello) mentre mio marito se la cava con un caffè. Fuori pioviggina e fa parecchio freddo.
Di fronte al caffè c'è il primo sito da visitare, Skútustaðagìgar, noto anche come il sito dei finti crateri. Si tratta di conformazioni rocciose dalla forma a cratere che non hanno però alcuna origine vulcanica. Percorrendo un ampio e comodo sentiero si possono visitare tutti; la vista del lago sullo sfondo è molto suggestiva. Ci godiamo la passeggiata ammirando diverse famigliole di uccelli acquatici (soprattutto papere) che gironzolano con i propri pulcini tra l'erba.
Riprendiamo l'auto e proseguiamo verso sud fino a Hofdi Lakeside, un sito caratterizzato da alte formazioni rocciose scure che si stagliano come pilastri e torri sulla riva del lago. Sembrano le rovine di un'antica civiltà, forse appartenente all'Huldufólk, il "popolo nascosto" islandese. Alcune formazioni affiorano dalle acque, come fossero faraglioni. Un lungo sentiero erboso circolare consente di passarci vicino.
Ripartiamo da Hofdi e ci dirigiamo a Immuborgir, un sito turistico molto visitato, che ospita una vera e propria città di lava e arbusti. I visitatori possono percorrere numerosi sentieri di diversa difficoltà e lunghezza, ciascuno contrassegnato da un colore. Il sito è molto grande ed è facile perdere l'orientamento perché le rocce sembrano tutte uguali. Scopriamo a Immuborgir abita una famiglia di troll (2 genitori e 13 figli, detti Lads): d'inverno si possono incontrare mentre d'estate se ne stanno ben nascosti. Il parco ospita anche la grotta in cui vivono, che però non è indicata sulle cartine: trovarla è una sfida che pochi temerari sanno raccogliere.
Ovviamente noi siamo tra questi e così cominciamo a percorrere i vari sentieri alla ricerca della grotta nascosta. Visitiamo una celebre formazioni rocciosa chiamata l'arco e camminiamo parecchio, ma della grotta nemmeno l'ombra. Dopo un paio d'ore comincia a piovere forte e così siamo costretti a ritirarci sconfitti -- almeno per ora.
Ripartiamo verso la tappa successiva: mia figlia tiene un muso lungo così per via della grotta mancata, e anche a me è dispiaciuto non averla trovata. Non escludo il ritorno nei prossimi giorni, tempo permettendo (mio marito fa sgrunt, ma gli tocca). Visto che piove parecchio decidiamo di visitare Grjótagjá, la grotta sotterranea in cui l'acqua termale forma un laghetto limpido e dai riflessi verdi e turchesi. Questa grotta è celebre perché è stata il set della notte d'amore tra Ygritte e Jon Snow nella serie tv "Il trono di spade". E' un posto davvero magico, un po' impervio da raggiungere.
A dispetto del freddo esterno, nella grotta c'è un delizioso tepore. La temperatura dell'acqua è molto alta ed è vietato fare il bagno. Quando usciamo abbiamo davvero la sensazione che questi posti siano abitati da "gente nascosta", invisibile ma di cui si percepisce chiaramente la presenza. Certe volte abbiamo l'impressione che anche le rocce ci osservino.
Usciamo dalla grotta e concludiamo il periplo del lago Myvatn passando vicino alla zona del Hverir, dove le fumarole bollenti affiorano in superficie. Poco lontano c'è un grande impianto geotermale con alti pennacchi fumanti. L'impianto sembra essere ben integrato e non ha un grande impatto sull'ambiente circostante. Sulla via per tornare ad Akureyri passiamo accanto a un laghetto di acqua color celeste chiarissimo e ribollente, molto suggestivo.
Ad Akureyri facciamo in tempo a visitare le piscine pubbliche: ci sono 7 vasche, di cui 2 olimpioniche, e 3 scivoli per divertirsi. La temperatura dell'acqua varia da 18 a 40 gradi. Unico neo, le piscine sono all'aperto e per passare da una vasca all'altra si deve uscire (bagnati). La temperatura esterna è 5 gradi e piove. Per fortuna la scaletta a chiocciola per salire sugli scivoli è riparata da una parete di plexiglass: fa freddo lo stesso ma almeno si sta riparati dal vento.
All'ingresso ci spiegano le regole da seguire nelle piscine: 1) prima di entrare in acqua bisogna lavarsi senza costume e con il sapone. Il sapone te lo danno loro e odora di disinfettante. 2) è obbligatorio andare scalzi sul bordo piscina (tanto ti sei lavato prima).
Gli spogliatoi sono separati per maschi e femmine. Nel locale docce, che è tutto aperto e senza parapetti né tendine, diverse donne si lavano prima di entrare in piscina; hanno la pelle bianchissima e guardano incuriosite me e mia figlia, che siamo di carnagione ben più scura pur non essendo ancora abbronzate. E' strano essere osservati per il colore della pelle. Dopo aver seguito diligentemente le indicazioni, ci infiliamo il costume ed entriamo nelle piscine. A breve distanza compare anche mio marito, che però non deve aver capito bene perché è l'unico in piscina con le ciabattine. Gliele fanno togliere e finalmente può entrare in acqua con noi.
Le piscine comunali sono una delle più caratteristiche esperienze del nostro viaggio in Islanda, rilassanti e tonificanti allo stesso tempo. Ecco perché gli Islandesi ne vanno pazzi! Ci spiegano che la gente del posto chiude sempre la giornata in piscina mangiando un hot dog islandese; quando usciamo però il chioschetto che li prepara ha già tirato giù la saracinesca. Sarà per la prossima volta.
Torniamo all'hotel Edda in uno stato di grazia e ceniamo al ristorante dell'albergo. Abbiamo una fame da lupi e per fortuna la formula è a buffet "all you can eat". Per mangiare però dobbiamo superare un'orda di vecchietti spagnoli in gita organizzata che si avventano sul cibo come se questa fosse la loro ultima cena (potrebbe esserlo, in effetti, data l'età). Mangiamo davvero bene, ma ci dice male sul dessert: uno dei vecchietti sta facendo la zuppetta nella cascata di cioccolata fondente: non ha capito che bisogna usare i bastoncini di legno monouso. Per stasera quindi andiamo di frutta.
Ci infiliamo nel letto stanchissimi: domattina ci aspetta il tour in barca per avvistare le balene a Husavik e nel pomeriggio, percorreremo il "diamond circle" e le sue meraviglie.
Cronaca semiseria di un viaggio in Islanda - giugno/luglio 2019 - Day 1
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