La forza del tratto, la violenza del colore IN MOSTRA A ROMA FINO A FINE SETTEMBRE
![Danilo Bucchi, Paesaggio sospettato III, 2016](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=443x10000:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/i54d1e814fad10a58/version/1466876725/image.jpg)
Seguo Danilo Bucchi dal 2005. Tutto cominciò quando Beatrice Alegiani, ex vicina di casa e ai tempi assistente di Danilo, mi invitò alla personale di questo artista presso la Galleria MICRO a Roma - allora proprio di fronte al MACRO Testaccio. Fu un colpo di fulmine: il tratto continuo, complicato e morbosamente sofferto; i soggetti piccoli, bruttini, banali, ma così irresistibilmente umani; il bianco e nero, tutto mi piaceva delle opere di Danilo Bucchi. Di quella mostra ho un solo grandissimo rimpianto: non aver acquistato un'opera raffigurante due personaggi avvinti in un abbraccio tormentato, che si baciavano. Da quella volta, se un quadro mi piace davvero -- e se me lo posso permettere -- lo compro senza pensarci troppo.
![Danilo Bucchi, Personaggi](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=333x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/idf54df23b9728994/version/1466883422/image.jpg)
Il segno di Danilo Bucchi è inconfondibile. Lo riconoscerei ovunque: dai pesciolini disegnati sulle tovagliette e appesi in una trattoria di via Panisperna a Roma, dai murales di Tor Marancia, Catania e New York al progetto con Antonio Marras al Palazzo Collicola di Spoleto.
Guardando le sue opere, nel corso degli anni, ho assistito all'inarrestabile processo evolutivo di questo artista e alla sua ricerca, una precisa narrazione. Un percorso che oggi culmina in una mostra alla Galleria Il Ponte Contemporanea di Roma.
![Danilo Bucchi, Illusion, tecnica mista su lavagna luminosa, 2016](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=363x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/id7ead0c82e6c89f7/version/1466883490/image.jpg)
Non si tratta squisitamente di una personale, poiché la natura ibrida de Il Ponte -- che nasce da una collaborazione italo-cinese -- prevede una continua coesistenza di artisti rappresentativi di questi due paesi; la si potrebbe definire tuttavia una quasi-personale, visto che le sale ampie e articolate della Galleria, un'ex pellicceria con annesso laboratorio, consentono a più artisti di esporre senza sovrapposizioni né contaminazioni. Si tratta di uno spazio a scatola cinese (ma guarda un po') dove le sale si snodano fino a raggiungere il cuore della galleria, uno spazio ribattezzato Strongbox, un tempo il caveau della pellicceria.
![Danilo Bucchi, Paesaggio sospettato I, 2016](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=297x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/i1bf3fa5a5f18ec1b/version/1466883844/image.jpg)
La mostra di Danilo Bucchi curata da Giuliano Matricardi comprende diversi dipinti, una scultura (Baby cool) e un'installazione (Illusion).
Non c'è un vero e proprio filo conduttore a legare queste opere. L'artista vuole che sia lo spettatore a individuare un percorso sulla base delle proprie emozioni e della propria personale esperienza - mi spiega Serena, l'assistente di Galleria, mentre mi guida tra le sale.
Nelle opere in esposizione riconosco tutti i modi e i colori di Danilo Bucchi: il bianco del foglio, il nero lucido del tratto curvo e continuo, il rosso cupo e sanguinolento. Noto che negli ultimi lavori il rosso, forte e profondo, si è fatto più protagonista. Anche qualcos'altro è cambiato: le figure, i personaggi, che sono sempre stati familiari e al tempo stesso un po' inquietanti, nei tre "Paesaggi sospettati" sono inghiottiti e quasi svaniti nel rosso.
![Danilo Bucchi, Paesaggio sospettato II, 2016](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=328x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/i1572f2314f467566/version/1466883905/image.jpg)
Qualcosa non ci fa stare tranquilli: prendiamo il "Paesaggio sospettato I": il soggetto, da lontano quasi astratto, appare come un'enorme chiazza di colore rosso di tonalità diverse, che cola verso il margine del foglio. A guardarla meglio, però, la macchia assume sembianza di una casetta con tetto e giardino. Un'immagine lieta e serena? Per nulla. C'è sempre qualcosa che ci allarma e aguzza i nostri sensi.
Istintivamente ci avviciniamo, incuriositi, e iniziamo a cogliere innumerevoli particolari, sparpagliati qua e là. Per inquadrarli e riconoscerli consapevolmente occorre focalizzare l'attenzione, ma il nostro cervello li ha già percepiti tutti: ha visto il coltello, il pozzo, i personaggi piccoli e deformi, l'armadio, il volto mostruoso, il dinosauro, i fantasmini. Ha inquadrato anche l'altalena, la fontana, una bicicletta, un pianoforte a coda, uno specchio e, sulla destra, un paesaggio con filari di cipressi. Di tutti questi simboli lo spettatore può fare quello che vuole: immaginare una casa dei sogni e/o degli orrori, in cui proiettare e rintracciare i propri pensieri ed esperienze.
![Danilo Bucchi, Cristo di tutti.](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=233x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/i0f57c750cfb5ea72/version/1466884283/image.jpg)
La stessa dinamica vale per i "Paesaggi sospettati" II e III, chiaramente evocativi della monumentalità sacra e profana di Roma. Ci sono i luoghi e, nascoste, le tracce della vita che li ha attraversati.
Ecco, questi personaggi, queste tracce, sono quelle delle nostre storie, belle e terribili, di Romani, Italiani, Europei. Una metafora della nostra (inutile, effimera) esistenza? Forse: da un lato le tracce perenni del nostro passaggio (case, templi, chiese, monumenti) nelle quali le storie dei singoli si perdono, come fantasmi. Dall'altro le nostre individualità, la nostra piccola, insignificante -- ma per noi tanto preziosa -- vita, con gli oggetti cari, gli affetti e la comunità.
Danilo Bucchi sembra riassumere in queste tre opere il trade-off della vita umana: la collettività versus il singolo, la dimensione pubblica versus la vita privata, la storia versus la nostra esperienza individuale e personale. In quest'ottica si spiega anche un'opera come il "Cristo di tutti" -- realizzata per il Museo del Risorgimento-Certosa di Bologna -- ove l'immagine del corpo di Gesù sulla croce si compone di (o si scompone in) innumerevoli piccoli individui, ognuno con la sua storia, i suoi trionfi e i suoi lamenti, ma anche parte forse di un disegno più grande, qualcosa che dia un senso a questa vita, in un modo o nell'altro.
DA NON PERDERE
Alessia Paionni
![](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=317x1024:format=jpg/path/s4b5603c773752cea/image/i056b4029c8226a0e/version/1466880505/image.jpg)
Il Ponte Contemporanea
Via Beatrice Cenci, 9 - ROMA
Ph. +39 06 6833897
info@ilpontecontemporanea.com
Orari: LUN-VEN h12-19