Sbarca a Roma la nuova tendenza "Transformer" con quattro firme di fama internazionale - per grandi e per bambini FINO AL 28 MARZO
Il mondo cambia da sempre. Sta di fatto che negli ultimi decenni la trasformazione ha tuttavia subito un'accelerazione improvvisa e mai sperimentata prima: le nuove tecnologie mutano radicalmente la nostra realtà, giorno dopo giorno.
Trasformazione è quindi più che mai una parola chiave nel nostro tempo e nelle nostre vite. Qui entra in gioco la corrente artistica Transformers, che ha attecchito in Occidente ma trova terreno fertile soprattutto in Asia, America Latina e Africa: i transformer sono artisti che cercano di rispondere alla sfida della trasformazione attraverso forme di innovazione o di resistenza, avendo sempre ben presenti i problemi legati alla partecipazione sociale e alla sostenibilità ecologica, alla crisi economica e all'immigrazione. Gli artisti transformer sono innanzitutto creatori di valori estetici e spazi sociali innovativi, a prima vista giocosi ma nello stesso tempo spunti per una più profonda riflessione su temi come pace, guerra, violenza, e sulla valenza catartica di arte, musica e creatività.
Come a dire che, alla fine, solo le arti ci salveranno.
Choi Jeong-Hwa è un artista coreano che trasforma installazioni artistiche e architettoniche in manifestazioni provocatorie a sostegno dei buoni valori e di una vita felice. Le sue opere hanno lo stesso effetto delle storielle del saggio taoista Chuang-tzu: sembrano leggere e scherzose a prima vista, ma sono al contrario dense di significati reconditi. Ogni volta, sono un passo più in là di ciò che mostrano apparentemente. Come i palloncini dell'installazione "Life life": all'inizio della mostra erano tutti gonfi; a distanza di qualche settimana sono come li vedete nella foto. Indovina come andrà a finire?
Pedro Reyes, architetto di formazione, è un artista messicano. Viene da uno dei paesi più violenti, sanguinari e corrotti del mondo. La sua opera si chiama (guarda un po') "Disarm", ed è a mio avviso straordinaria. Reyes ha preso centinaia di armi, le ha prima smembrate, svuotate e rese inoffensive, poi con le diverse parti ha assemblato degli strumenti musicali, che si possono suonare davvero (li hanno usati per un concerto vero e proprio, che potete vedere registrato).
Per carità, il tutto fa una certa impressione: sono pur sempre armi, create per ferire e uccidere le persone. Eppure Reyes è riuscito a dare loro una nuova vita, decisamente più edificante di quella precedente. Questa contraddizione di fondo genera ambivalenza e ambiguità che sono tipiche delle opere di questo artista, sempre a cavallo tra utopia e funzionalità, individualismo e comunità, nella speranza di una trasformazione sociale attraverso l'arte (e la musica).
Didier Fiuza Faustino, architetto, designer e artista franco-portoghese, mette alla prova la percezione comune dello spazio e la convenzionalità dei nostri comportamenti, avvalendosi di dispositivi che ci costringono a un confronto con i nostri limiti fisici e mentali, facendo di noi degli esploratori che indagano sullo spazio urbano, in special modo periferie e luoghi abbandonati, e sovvertendo il senso comune dello spazio che ci circonda.
Tra i transformer in mostra al MAXXI anche un italiano, Martino Gamper, le cui opere si pongono a metà strada tra artigianato, arte e design. Se avete approfittato delle originali sedie arancioni e blu disposte in circolo in una sala al primo piano del Museo, come la moglie di Alberto Sordi in un famoso film del '78 ambientato alla Biennale di Venezia, anche voi vi siete inconsapevolmente seduti su un'opera d'arte. Poco male: il lavoro di Gamper si concentra non tanto sul risultato quanto sul processo, cioè sulle dinamiche di ideazione, progettazione e realizzazione dell'opera (ovvero delle sedie di cui avete approfittato ignari). Anzi, se vi dice bene, qualcuno potrebbe comprarvi per 18 milioni...
Questa mostra è davvero fruibile da parte di tutti. I bambini si divertiranno un mondo a scorazzare nella foresta verde di scolapasta ideata da Choi Jeong-Hwa, e a sentire pistole, mitra e fucili intonare leggiadre melodie. Quando si stancano, ci sono sempre le sedie di Martino Gamper.
Alessia Paionni
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni, 4
A
00196 Roma
Orario museo
Martedì-Venerdì 11.00 - 19.00; Sabato 11.00 - 22.00; Domenica 11.00 - 19.00
Chiuso il Lunedì
La biglietteria chiude un'ora prima del museo